22 Giu Comportamenti, Affetti ed Emozioni sotto controllo: un sistema modulare, pratico e scientificamente fondato
Dove inizia un comportamento? Come prende forma?
Sembra una domanda semplice, ma non lo è!
Che si tratti di una risposta a uno stimolo potenzialmente pericoloso, di quello che diciamo parlando per motivare qualcuno o per difenderci, oppure una scelta elaborata a lungo, in ogni caso si tratta di un’azione che – di base – prende forma per modificare lo stato attuale dei fatti.
Questo spesso coincide con il risolvere un problema e/o portare valore aggiunto. Come sappiamo bene, purtroppo, non sempre è un processo così lineare.
Le vie e i meccanismi che si seguono possono essere molto tortuosi e, a volte, poco consapevoli. Spesso si agisce in un modo, mentre si era pianificato di farlo diversamente. In alcuni casi il problema viene risolto, la possibilità d’azione è conclusa, eppure i pensieri proseguono.
Questo avviene anche a livello corporeo: lo stato di attivazione fisica permane nel tempo, anche se è non più utile o necessario.
Questo fenomeno è facile da riconoscere a seguito di un evento traumatico, ma succede anche in molte situazioni quotidiane.
Facciamo un attimo mente locale: quante volte un litigio è finito, magari abbiamo avuto anche ragione, eppure il corpo rimane in tensione e attivo ore dopo, come se dovessimo ancora affrontare un pericolo imminente? Questo non succede solo con i litigi, ma anche di fronte a preoccupazioni, pericoli e conflitti di ogni tipo.
LE 3 MACRO-AREE DEGLI SCHEMI COMPORTAMENTALI, AFFETTIVI ED EMOTIVI
Iniziamo con una suddivisione per macro-aree.
C’è una fase di inizio (INNESCO), ben più articolata e sofisticata di quanto si possa pensare.
C’è una fase finale (CHIUSURA), in cui i diversi sistemi e processi dovrebbero terminare, per tornare in stato di fisiologia o, se possibile, addirittura in una condizione a valore aggiunto.
La fase centrale (AZIONE) riguarda la parte operativa della risoluzione di un problema o di cambiamento attivo.
LE 8 FASI DEGLI SCHEMI: funzionamento di base e processi integrativi
L’inizio di tutto: dalla percezione alla valutazione, 4 fasi spesso non distinte chiaramente
Anche il più semplice comportamento inizia ben prima di vederlo in azione.
In questo lasso di tempo “non visibile”, succedono molte cose che possono influenzare a monte il fatto che un determinato comportamento avvenga o meno. Non solo, questi processi influenzeranno anche le modalità specifiche con cui esso prenderà forma.
Tutto inizia con l’Intercettazione di uno stimolo di partenza, che può essere esterno, quanto interno. Vedere una tigre minacciosa, una chiamata persa sul telefono da parte di una persona con cui abbiamo un cattiva relazione, ma anche notare il promemoria di una scadenza o il riemergere di un ricordo di un evento negativo che ci attraversa la mente: in tutti questi casi il nostro sistema si attiva.
Quello che facciamo, innanzitutto, è una rapidissima valutazione. Innanzitutto, questa prima valutazione è un processo che avviene in più fasi. Possiamo riassumerle in due principali, ognuna composta da numerosi processi e meccanismi.
Per chi volesse approfondire gli aspetti teorici di riferimento, li trova in altri articoli e video nel blog. Qui ci limitiamo a citare due dei più grandi autori di riferimento su questi aspetti, che sono Joseph LeDoux e Luiz Pessoa.
La prima di queste due fasi è rapidissima, in gran parte indipendente dai processi consapevoli. Funziona come il triage in pronto soccorso: viene data velocemente una valutazione di rischio e una macro-valutazione rispetto a diversi fattori di sicurezza, ma non solo.
Anche gli aspetti sociali e di sviluppo vengono presi in considerazione. Per questo la abbiamo definita di Etichettamento.
Questa fase attiva le primissime risposte corporee e si porta nella seconda fase, detta di Valutazione, dove lo scenario dei parametri presi in considerazione si amplia notevolmente.
In fase di etichettamento svolge un ruolo centrale il Salience Network. Come dice il nome, il suo compito è quello di un radar: deve intercettare ciò che è saliente, cioè “rilevante”.
In caso positivo attiva i meccanismi di adattamento. In caso negativo, di falso allarme, ci permette di tornare in stato di quiete.
Il Salience Network si basa in modo preminente sui dati corporei raccolti dall’Insula e sui criteri di minaccia valutati dall’amigdala e da altre aree cerebrali.
Per questo motivo, per regolare la primissima risposta emotiva e la capacità di auto-controllo di base è fondamentale lavorare sulle mappe corporee, sul senso di padronanza, sulla fisiologia, sulla gestione degli spazi e altri fattori ambientali e corporei.
Facendo un passo indietro è importante ricordarsi che il Salience Network è già attivo anche in fase di Intercettazione, quindi tutti questi aspetti sensoriali possono agire già da filtro – a nostro vantaggio o svantaggio – rispetto alla quantità e qualità di quello che entra nel nostro radar.
Per fare un esempio quotidiano: se siamo in condizioni sfavorevoli anche una mosca che vola può innescare reazioni negative, che possono andare dal cosiddetto “nervosismo” fino a prendere la forma di vere e proprie risposte di stress, rabbia, impotenza o aggressività. Di contro, se siamo in condizioni ottimali, non ci accorgiamo nemmeno che è presente nella stanza. Questo vuol dire che il filtro è stato funzionale già all’inizio, non è nemmeno iniziata la fase di etichettamento.
Agire a questo livello vuol dire avere un grandissimo vantaggio: possiamo rimanere concentrati su quello che stiamo facendo, non dover nemmeno agire a livello di controllo del pensiero, non innescare processi di auto-controllo e, in generale, evitare a monte ogni spreco di energia o sovraccarico di sistemi che, evolutivamente, sono nati per gestire pericoli reali occasionali.
Vedremo che questo avrà poi a che fare con la fase di terminazione, ma procediamo con ordine.
Torniamo al punto di partenza: il processo è iniziato, si sono attivate intercettazione ed etichettamento. Arriviamo così alla fase di Valutazione vera e propria. In questa fase aumenta il numero di meccanismi coinvolti, alcuni dei quali accessibili (in parte o del tutto) dalla nostra consapevolezza. Comunque, vedremo che il totale controllo cognitivo inizia nella fase successiva.
In fase di etichettamento sono coinvolte le memorie somatiche e quelle procedurali, l’immagine di sé è prettamente somatica e interocettiva.
In fase di Valutazione siamo nel dominio della memorie narrative, delle esperienze fatte e dell’immagine di sé legata alla vitalità e socialità di base.
Nella fase successiva, di Problem setting, ovvero di approccio più logico al problema, arrivano le memorie semantiche, gli schemi concettuali e l’immagine di sé culturale, contestualizzata, valoriale e ideale.
Questa è una carrellata veloce e parziale rispetto alla ricchezza di elementi coinvolti in tutte queste fasi. Trovate ulteriori informazioni e approfondimenti nel corso online sugli Schemi Funzionali integrativi, di cui per ora è possibile vedere il primo modulo liberamente (guardalo subito da questo link).
Nel video gratuito trovi anche le sezioni successive, di cui anticipiamo solo alcuni punti chiave.
Estratti dalle fase successive
L’IMPORTANZA DI QUELLO CHE SUCCEDE PRIMA: PREVISIONI E PRECONDIZIONI
[…] inizia veramente tutto quando si intercetta un elemento di partenza?
No. Inizia tutto in base a due elementi che dobbiamo tenere in considerazione.
Il primo riguarda le condizioni in cui siamo poco prima che si attivi l’intercettazione, ovvero le pre-condizioni.
Stiamo parlando, ad esempio ma non solo, dei fenomeni noti come iper o ipo-arousal, ovvero stati cronici di attivazione (eccessiva o insufficiente) dei sistemi simpatico e parasimpatico, di alcuni network cerebrali specifici e di altri sistemi interconnessi tra mente-cervello-sistema immunitario-metabolismo e altro ancora.
Una persona può trovarsi in queste condizioni a seguito di traumi, stress cronico o altre condizioni avverse.
In questo caso è fondamentale agire sulla fisiologia di base, ancora prima che sull’inizio del ciclo di risposte, andando a usare tecniche mirate per lavorare su queste pre-condizioni.
D’altra parte può essere interessante anche agire in modo controllato su alcune fasi degli schemi di attivazione, per avere un effetto positivo sulla fisiologia di base. Ad esempio, le fasi di Modulazione e di Terminazione, hanno un ruolo fondamentale nel regolare questi stati di iper o ipoattivazione attraverso la pratica e l’esperienza.
Ci sono anche altre pre-condizioni che influenzeranno il seguito degli eventi: modificazioni epigenetiche, stato infiammatorio dovuto allo stile alimentare e/o all’abuso di farmaci, i ritmi sonno-veglia e diversi aspetti delle abitudini di vita.
Un approccio completo deve tenere in considerazione tutti questi fattori, anche perché facilitano significativamente il lavoro successivo.
In questo modo, tra l’altro, le persone si sentono aiutate e accettate a 360 gradi, in ogni aspetto della vita quotidiana e con una prospettiva che abbraccia passato, presente e futuro in modo strategico, finalizzato all’efficacia e non come metodica a priori.
L’altro fattore che gioca un ruolo importante prima che la realtà preda forma è quello delle previsioni. Il nostro cervello funziona costantemente facendo previsioni. Lo facciamo per giocare di anticipo e aumentare la sicurezza, ma ci sono interessanti dinamiche previsionali anche per quanto riguarda la motivazione, la gratificazione e le relazioni sociali.
Spesso la nostra reazione attiva specifici pensieri ed emozioni, basandosi più sulla previsione che sulla reale percezione. Come hanno dimostrato Lisa Barrett Feldman e altri ricercatori, questo ha un fondamento anche neurologico: le vie neurali che trasmettono le previsioni e i pregiudizi (nel senso letterale di “giudizio a priori”) sono più veloci e potenti di quelle che portano la percezione sensoriale interna ed esterna. Questo ha implicazioni molto rilevanti sulle nostre reazioni, ma anche sulle possibili distorsioni con cui valutiamo la realtà. […]
PASSARE ALL’AZIONE: DAL RIFLESSO AL PIENO CONTROLLO
[…] Con le fasi successive la valutazione e la progettualità prendono forma e si arriva a quello che rappresenta – o almeno dovrebbe rappresentare – la forma più evoluta e strutturata del comportamento umano: la fase di Modulazione.
Qui, infatti, c’è lo spazio per l’azione complessa, per tenere in considerazione tutti i fattori in gioco e le prospettive temporali più ampie.
Spesso è la qualità di questa area di mezzo a portare soddisfacimento e gratificazione.
A volte si pensa che sia la fase di terminazione a dare soddisfacimento a mettere il sigillo di qualità, a farci dire “ce l’ho fatta”. Invece, ciò che termina un comportamento spesso, può non essere soddisfacente per nulla. Lo avrete provato di sicuro, lo abbiamo fatto tutti, in più di un’occasione.
Uno schema utile per capire e agire direttamente sulla modulazione è quelli dei FLOWS, ovvero le modalità e le vie attraverso cui si esprime concretamente il nostro comportamento. Ci sono Flows somatici, di pensiero, relativi agli schemi relazionali, posturali, motorii, metabolici, di motivazione, energia e vitalità. Questi flows possono essere espressi in modo automatico riprendendo schemi consolidati nel tempo, oppure quelli innati per esprimere le funzioni di base dei principali bisogni, oppure modulati sotto il proprio controllo, cambiando le dinamiche abituali e con retro-feedback rilevanti sui propri schemi appresi (modificandoli a proprio vantaggio) e a livello di sistemi e dinamiche relazionali. […]
Dal riposo al valore aggiunto: adattamento, recupero e sviluppo
[…] Qui i confini tra i comportamenti di adattamento, l’auto-realizzazione, la motivazione e la psicosomatica si fanno molto stretti!
Basti pensare come, a seguito di un trauma o di stress cronico, rimane in funzione lo stato attivazione, anche quando il problema è superato o risolto.
Le disfunzioni con la fase di terminazione si vedono anche nella vita quotidiana di tutti i giorni. Un caso particolare è quello delle persone che non smettono di lamentarsi. […]
[…] Se ci pensiamo bene esistono meccanismi di termination a tutti i livelli: dal sistema nervoso a quello immunitario, da quello motorio alle interazioni interpersonali, dallo stress al dolore. Sono tutti collegati tra loro e mettono in gioco rapporti bidirezionali di modificazione dei nostri comportamenti.
Questi meccanismi di terminazione sono mediati da numerosi fattori: la capacità di lettura interpersonale negli scambi di accudimento, così come di fiducia o potere; la gratificazione individuale, nel delicato equilibrio tra attività di recupero, edonismo e motivazione; i Bisogni Ancestrali, che possono essere soddisfatti direttamente oppure in modo vicariato; e altro ancora. […]
[…] L’ultima fase che prendiamo in considerazione è quella di Rigenerazione. Viene dopo la termination. Dopo una fatica è normale riposarsi. Il sonno è il modo più intuitivo per farlo, ma ce ne sono molti altri.
L’aspetto centrale da sottolineare è che questa fase non è esclusivamente di recupero. Anzi, c’è anche una rilevante tendenza allo sviluppo: i muscoli non solo riposano, ma diventano più forti, il sistema nervoso si ottimizza, le cellule regolano i processi metabolici per utilizzare al meglio l’energia.
C’è ancora dell’altro. […]
Ulteriori approfondimenti
Questo è – in sintesi – il ciclo di base degli Schemi Funzionali Integrativi.
Il primo modulo del corso è già disponibile con una serie di approfondimenti e spunti applicativi.
Nei prossimi moduli entreremo nel dettaglio di ogni fase, dei meccanicismi che le governano, di come interagiscono tra loro e vedremo quali tecniche o strategie usare per ricreare le condizioni fisiologiche e sviluppare le modalità ottimali di funzionamento rispetto agli obiettivi prefissati.
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