Valutare oggettivamente eventi e persone: 3 strategie pratiche | Real Way of Life

Valutare oggettivamente eventi e persone: 3 strategie pratiche

Tutti pensiamo di avere ragione, sono gli altri a sbagliarsi. Eppure proviamo a farci queste domande…

  • La valutazione che facciamo di un evento è oggettiva?
  • Quella persona è affidabile?
  • Come ce ne siamo convinti?
  • Chi ha ragione? Su che basi effettive?
  • Ci ricordiamo esattamente quello che è successo?

Per rispondere a queste domande è utile partire ancora prima che la realtà abbia inizio.

Infatti, le previsioni che facciamo sono in grado di “imporsi” sulla realtà percepita.

Se ci aspettiamo un certo comportamento, un determinato ambiente o perfino un sapore, questa anticipazione tende a imporsi con forza sulla realtà, sovrapponendosi ad essa o, perlomeno, ci spinge a percepire gli eventi e i comportamenti altrui come qualcosa che si trova a metà strada tra la nostra aspettativa e la realtà oggettiva.

Questo fenomeno nasce dal basso: le vie neurali che trasportano le previsioni sono più solide e veloci di quelle che trasportano i dati sensoriali (Feldman Barrett et al., 2017).
Sopra questa base neurologica, si appoggiano una serie di meccanismi mentali ed emotivi che possono ulteriormente spostare la percezione più o meno lontano dalla realtà.

Si tratta di un meccanismo che ha forte impatto su come viviamo e interpretiamo il mondo, sui conflitti e le incomprensioni basate sul fatto di “vedere le cose diversamente”.

Non solo, si tratta di un meccanismo che influisce anche sui processi di soddisfazione e motivazione, in correlazione anche al ricordo (in parte falsato) che si andrà a creare.

Come ha ben evidenziato il premio Nobel Daniel Kahneman, noi tendiamo a focalizzarci su dettagli emotivamente salienti i nostri ricordi, perdendo di vista l’esperienza nel suo complesso. È quello che succede quando, ad esempio, un disguido a fine serata ci fa valutare negativamente tutto quello che è successo. Perdiamo di vista i diversi momenti vissuti, i valori evolutivi delle esperienze fatte, il godimento momentaneo e altri importanti fattori, che nel complesso sono molto superiori a quell’unico dettaglio negativo.

Tutti questi meccanismi di anticipazioni, previsioni, percezioni, emozioni, pensiero e memorie, giocano un ruolo fondamentale nel nostro benessere e nella capacità di vivere appieno.

Conoscendone il funzionamento, è possibile usarli a proprio vantaggio e ricreare modalità fisiologiche e funzionali.

1. RIPARTIRE DAL SENSORIALE

( per andare verso MEMORIE, CONVINZIONI, EMOZIONI, ecc.) 

Un primo modo avviene attraverso stimolazioni sensoriali innaturali o paradossali (che possono essere ottenute semplicemente facendo ad occhi chiusi qualcosa che si fa normalmente a occhi aperti, oppure alterando la percezione sensoriale con una fasciatura a strisce alterne, amplificando posture o movimenti abituali) le vie sensoriali possono prendere il sopravvento e recuperare forza e valore dei dati oggettivi rispetto alle vie previsionali.

In questo ambito ci sono numerose tecniche che possono essere usate nel momento disfunzionale specifico (picco emotivo, conflitto, evento stressante, ecc.) o durante una sessione di lavoro (mentale e/o fisico) per ricreare le condizioni favorevoli e riprocessare correttamente memorie, convinzioni o stati di attivazione/disattivazione.

2. ANDARE “ALL’INDIETRO” PER ANDARE AVANTI 

Un’altra strategia utile, partendo dalla valutazione di un ricordo, che sia per il suo valore emotivo o per una testimonianza, riguarda l’efficacia di raccontare gli eventi in ordine inverso: dalla fine all’inizio. La nostra mente, in questo modo, non riesce a fare salti in avanti e non recupera nessi associativi da altri ambiti o esperienze analoghe.

È così possibile recuperare informazioni più chiare, dettagli che venivano persi e distinguere fra tre livelli ben distinti tra cui spesso si fa confusione: i fatti, le opinioni e i sentimenti provati.

Inoltre è importante ben distinguere tra una rievocazione di un ricordo utile (per apprendere, elaborare, cambiare strategia, sfogare, ecc.) e una ripetizione vuota, senza valore evolutivo, ma solo in grado di mantenere attivo il dolore e le valutazioni negative (di auto-commiserazione, di passività, di fallimento, ecc.).

Per lavorare su questi aspetti è utile muoversi tra i diversi livelli delle Narrative (storiche, episodiche, contestuali, ecc.) e tra tutti i canali dei Flows (ovvero i “flussi”, come prendono forma e fluiscono – più o meno – ideazione, comunicazione, postura, movimento, energia, motivazione, ingaggio, ecc.), come facciamo in modo approfondito, ad esempio, nella fase di Modulazione degli Schemi Funzionali Integrativi.

3. LAVORARE SU DUE ASSI TEMPORALI

Un ultimo accorgimento molto efficace è quello di creare situazioni in cui si alternano situazioni di sincronia e asincronia rispetto alle dinamiche di reazione a fenomeni di stress o forti emozioni interpersonali.

Le previsioni sono infatti di due tipi:

  • Quelle passo-passo, in buona parte gestite in modo non consapevole e che attingono alle risorse corporee e alla memoria procedurale, permettendo di avere un adattamento flessibile e rapido alla situazione in corso (si affronta un esame, una riunione, un conflitto);
  • Quelle più a lungo termine, dove il pensiero logico può avere un ruolo centrale e che richiedono un tempo di preparazione e capacità di attesa.

Allenandosi a gestire entrambe le tipologie e i relativi meccanismi che le governano, diventa possibile sviluppare risorse e competenze di auto-regolazione evolute e performance che siano in pieno controllo e fluidità.

ANDARE ANCORA OLTRE…

In questo articolo abbiamo visto solo una piccola parte di quello che si può fare.

Delle 8 macro-fasi in cui si articolano un comportamento, una risposta di adattamento o di stress nei loro schemi funzionali, ne abbiamo toccati (parzialmente) solo 3.
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