07 Giu Affrontare mal di testa, cervicale e gastrite
Articolo a cura di Fabio Sinibaldi e Sara Achilli
Si tratta di tre problemi molto comuni. Con frequenza e intensità diversa, possono riguardare praticamente chiunque.
Qualcuno li considera “una sfortuna” a cui rassegnarsi, altri provano a compensarli o evitarli, altri ancora gli attribuiscono un valore simbolico.
CAPIRE
Se li si vuole affrontare nel migliore dei modi è utile inquadrarli correttamente e comprendere a che livello, o meglio livelli, è possibile agire.
Infatti un concetto chiave è quello di multi-fattorialità. In questi casi non c’è quasi mai un’unica causa, piuttosto la somma di tanti fattori.
Così arriviamo a un secondo concetto importante: questi fattori hanno sempre a che fare con una disfunzione. Ovvero c’è qualcosa che non “funziona” come dovrebbe. A questo punto diventa interessante domandarsi: come dovrebbe funzionare in modo ideale un organo, un pensiero, un’emozione e ogni nostra altra struttura e funzione?
Abbiamo tre ottime fonti per capirlo: gli studi recenti di PNEI e scienze affini (neuroscienze affettive, neurobiologia del comportamento, ecc.); la rivisitazione che l’Evoluzionismo moderno ha fatto delle modificazioni che abbiamo sviluppato durante i secoli per adattarci all’ambiente; il parallelismo tra noi esseri umani e gli altri mammiferi più evoluti che condividono gran parte della neurobio
logia e dei sistemi di adattamento, ma con una minor quota di pensiero logico e formalità.
UN ESEMPIO PRATICO
Sappiamo tutti che passare otto ore al giorno seduti in ufficio non può far bene alla cervicale o ai dolori alla schiena. L’evoluzionismo ci insegna che il movimento è stato legato alla nostra sopravvivenza, le neuroscienze che il blocco fisico favorisce disfunzioni rispetto al senso di impotenza e nei processi di memoria, la PNEI ci dice che si altera l’assetto ormonale e quello emotivo e così via.
Questo è un livello di disfunzione, ma per gli stessi problemi di cervicale e mal di schiena ci possono essere altre disfunzioni legate al movimento del diaframma, legato a sua volta alla postura ma anche all’attivazione emotiva, ecc. Un’altro livello ancora riguarda l’elasticità muscolare e, più in generale, le condizioni di tutta la fascia, influenzate dai movimenti, ma anche dall’alimentazione e altri fattori.
Di fronte a una lettura del genere qualcuno potrebbe rinunciare a priori obiettando che “ma tanto il mio lavoro è quello, non posso cambiare”. Tralasciando il fatto che questa stessa affermazione può essere messa in discussione, l’aspetto interessante diventa capire che cosa si può modificare in modo mirato per avere i cambiamenti desiderati.
SOLUZIONE
Qui si aprono molte possibilità:
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Conoscere il ciclo delle abitudini da un punto di vista comportamentale ma anche neurobiologico ci permette di modificare abitudini consolidate in modo semplice e con minimi sforzi;
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Capire quali sono gli errori che fanno innescare una risposta emotiva più intensa del normale e che mantengono attiva la risposta di allerta in tutto il nostro corpo, ci consente di far ritornare mente, corpo ed emozioni in condizioni fisiologiche in tempi rapidi;
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Fare chiarezza su quali cibi alterano i nostri comportamenti, la capacità di concentrazione, le risposte immunitarie, l’asse dello stress e altre funzioni vitali, ci offre la possibilità di regolare le risposte neurobiologiche fin dalla loro origine corporea, in modo funzionale e senza farmaci;
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Conoscere i meccanismi di recupero e rigenerazione usati dal nostro corpo ci mette in condizione di usarli attivamente, garantirne l’efficacia, invece di inibirli come di solito la nostra cultura ci impone.