03 Giu 6 comportamenti delle persone FELICI, EFFICACI e in SALUTE
Articolo a cura di Fabio Sinibaldi e Sara Achilli
Quali sono gli atteggiamenti mentali, le abitudini e i comportamenti delle persone che piacciono? Di quelle che definiamo efficaci, positive e che stanno sempre bene?
Sembrano caratteristiche diverse: essere produttivi, essere ottimisti, essere in salute. Eppure sono strettamente connesse.
Le persone in grado di esibire tutte queste condizioni hanno una caratteristica in comune: sono pro-evolutive. Si tratta di un termine che abbiamo creato per identificare quell’insieme di atteggiamenti e comportamenti coerenti con le abilità e i processi di adattamento che l’uomo ha sviluppato nei suoi percorsi e processi evolutivi.
Una persona pro-evolutiva, proprio per questo suo atteggiamento, mantiene i suoi sistemi neurobiologici in fisiologia e in integrazione tra loro: asse dello stress, circuiti della risonanza sociale, sistemi di adattamento e gratificazione vengono mantenuti in condizioni ottimali da questi atteggiamenti e comportamenti. Di contro, attraverso un circolo virtuoso, rendono più facile assumere e mantenere tali atteggiamenti.
Nei nostri articoli approfondiamo spesso i collegamenti tra mente e corpo e ne evidenziamo i meccanismi da un punto di vista scientifico. Per chi volesse approfondire questi aspetti rimandiamo agli altri articoli presenti nel nostro blog.
In questo articolo lasceremo un po’ sullo sfondo queste connessioni per concentrarci su abitudini e comportamenti che “fanno la differenza”, che sostengono apertura e cambiamento, efficacia e produttività, relazioni costruttive e collaborative, che favoriscono la fisiologia e tengono a bada stress e somatizzazioni.
Vediamo ora 6 atteggiamenti o comportamenti che ci permettono di creare queste condizioni attuali.
1. Empatia (genuina) positiva e negativa
Quando si parla di empatia ci si concentra quasi sempre su quella negativa, ovvero sulla capacità di sintonizzarsi con la sofferenza altrui. È utile precisare che anche quando si pone attenzione ai bisogni degli altri, fondamentalmente, si sta parlando di empatia negativa. Questo succede perché se è utile entrare in risonanza con i bisogni di un’altra persona, probabilmente questi bisogni non sono soddisfatti, del tutto o in parte (la situazione di riferimenti è connotata in negativo).
Le persone che abbiamo definito “pro-evolutive” mostrano anche empatia positiva. Non è un comportamento così semplice come può sembrare. Non si tratta solo di capire che l’altro è felice e fargli i complimenti. Si tratta di provare un sentimento pulito, senza invidia per l’altro e senza fare riferimento alla propria condizione.
Quando sentite dire da una persona che partirà per andare sei mesi in Sudafrica, qual’è la prima sensazione che provate? Invidia o felicità?
E il primo pensiero? Qualcosa tipo: “ma cosa ci va a fare?”, “chissà che noia/pericoli/ecc.”, “non ha proprio il senso delle responsabilità!” o semplicemente “che bello!”?
Se qualcuno vi dice che ha venduto un’idea o un prodotto per un milione di euro riuscite a essere felici per lui senza pensare “non se lo merita”, “perché non succede a me”, “non è giusto” e via dicendo?
La nostra neurologia e il nostro sistema sociale sono evoluti per farci essere empatici. Si tratta di un’abilità del sentire. Si può esprimere empatia a parole, ma viene veicolata innanzitutto a livello sensoriale e non-verbale. Per questo sottolineo sempre che si tratta di un’abilità che ha senso esercitare in modo pratico, togliendo fattori di inibizione, come eccessiva centratura su di sé, paure, competizione e ambizione eccessive. Non ha senso ricercarla in modo puramente cognitivo o attraverso il solo linguaggio verbale.
2. Modestia
Humility is not thinking less of yourself, it’s thinking of yourself less. C.S. Lewis
Le persone che è piacevole avere intorno sono umili, non arroganti. Non si vantano di titoli, premi o successi raggiunti. Non si atteggiano da persone intelligenti o interessanti, non raccontano aneddoti o teorie per impressionare.
È importante essere sicuri di sé è fiduciosi nelle proprie capacità, ma proprio una dimostrazione di questa consapevolezza è la possibilità di non dimostrare di continuo il proprio valore.
Quando racconti qualcosa domandati: perché lo sto raccontando? E cerca una risposta sincera. Pensi sia veramente utile per gli altri o stai cercando di sentirti migliore? C’è piacere di condividere o bisogno di riconoscimento?
3. Esporsi in prima persona
Le persone pro-evolutive accettano di essere vulnerabili, di esporsi al giudizio altrui. Detto in altri termini: non hanno paura di possibili attacchi altrui o di mettersi in situazioni imbarazzanti.
La capacità di esporsi si può manifestare in tanti modi: dal parlare con persone sconosciute a sostenere la propria idea sapendo che, probabilmente, la maggior parte dei presenti la pensa diversamente.
Non si tratta di disinteresse o superficialità, ma di onestà intellettuale e relazionale.
Sono persone che non ambiscono ad apparire perfette, piuttosto sono interessate a costruire qualcosa di genuino, anche se questo vuol dire attraversare momenti di tensione o conflitto.
Anche gli studi sociali confermano il vantaggio di questa tendenza: ammettere un errore o un’imperfezione rende le persone più amate e crea connessioni e relazioni più profonde rispetto a chi appare sempre perfetto (viene definito Pratfall Effect).
4. Il piacere del divertimento
L’auto-ironia è importante, ma possiamo farla rientrare nel punto precedente. Non stiamo parlando nemmeno di avere sempre pronta una barzelletta.
In questo punto ci concentriamo, invece, sul piacere di ridere e scherzare, di saper trovare il lato comico delle cose, del fare le cose con piacere.
Si tratta di un segnale di intelligenza, ma anche di flessibilità. In ogni caso è qualcosa di utile per sé stessi, ma anche per chi ci sta intorno. Saper divertirsi rende il lavoro più piacevole, è motivante, riduce i momenti di tensione e conflitto, apre al pensiero creativo.
Inoltre questo atteggiamento crea e sostiene relazioni positive. Pensateci un attimo: c’è qualcuno che vi ha fatto ridere o giocare verso cui provate sentimenti negativi? È molto difficile che avvenga.
5. Essere presenti
Quanto spesso accade qualcosa di simile alla scena rappresentata in questa foto?
Capita continuamente e, siamo onesti, almeno ogni tanto ne siamo colpevoli tutti. Eppure quando lo fanno gli altri ci arrabbiamo perché non ci considerano, perché non è educato e sembra che noi siamo meno interessanti del mondo virtuale racchiuso in quel telefono.
Non è bello sentirsi così, vero?
Ma non si tratta solo di una dinamica di relazione. Comportandoci in questo modo siamo anche meno connessi con noi stessi.
Le notifiche continue ci distraggono, interrompono i nostri pensieri, attivano i sistemi di allerta e l’asse dello stress, portano attenzione alle storie virtuali degli altri (chissà poi quanto corrispondenti alla realtà) e ci tengono lontano dai nostri sentimenti e vissuti, dai nostri obiettivi e da ciò che è veramente importante in quel momento.
È importante sapersi concentrare sulla situazione e sul momento. Ci si può aiutare in due modi opposti. Il primo riguarda togliere le distrazioni e le tentazioni: quando siamo con un’altra persona per noi importante disattiviamo le notifiche del cellulare per tutto il tempo o, almeno, per la prima mezz’ora. Oltre alle notifiche del cellulare è importante anche non dare seguito anche a quelle della nostra mente. Se ci passa per la testa un pensiero di lavoro o altro che non è rilevante per la situazioni in cui siamo cerchiamo di ignorarlo e concentrarci su quello che conta.
Dal lato opposto possiamo farci alcune domande difficili ma importanti: perché siamo lì con quella persona? Ci interessa veramente? Che vantaggio portiamo a casa noi e l’altro? In base alle risposte possiamo trovare la motivazione per essere presenti o, all’opposto, avere il coraggio e l’onestà di essere assenti del tutto rinunciando a quella relazione.
6. Curiosi e interessati
Infine, tra gli atteggiamenti e i comportamenti che stiamo prendendo in considerazione, troviamo la capacità di essere sinceramente interessati a tutti, indipendentemente dal ruolo o dall’età.
Le persone pro-evolutive trovano interessate parlare di un problema con un collega al lavoro, così come se un bambino gli porge un telefono finto rispondono con entusiasmo. Non lo fanno solo per fargli un favore, ma perché sono curiosi di sapere come andrà avanti il gioco e colgono l’occasione di divertirsi loro per primi.
Allo stesso modo non giudicano affrettatamente le situazioni, ma cercano di capire. Evitano di attribuire etichette pre-confezionate o di trovare subito quello che appare il colpevole più facile da identificare. Non usano sempre la stessa chiave di lettura, ma cercano nuove prospettive. Desiderano comprendere la vera natura di un problema, il processo che non ha funzionato, in modo da risolvere o cambiare in modo costruttivo.
Tutti queste caratteristiche sono innate in noi. Dargli spazio ci permette di stare bene con noi stessi e con gli altri, essere flessibili e aperti al cambiamento. Questo vuol dire vivere emozioni più fisiologiche, ridurre gli stress, avere relazioni più autentiche.
A cascata questo vuol dire avere mente e corpo in condizioni ottimali e non alterare gli assi neuro-endocrini che ci aiutano a regolare i meccanismi di adattamento, creando processi adattivi ed evitando carichi psicosomatici.
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